Liberation Route
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Porcari diventa Comune autonomo nel 1913 e da allora il Municipio, situato nella ex Villa Stringari, è il centro del potere e della vita civile del paese.
Villa Stringari viene costruita nel XVI secolo da Giovanni Di Poggio.
Nel 1887 le Suore Dorotee provenienti da Lucca vi aprono una scuola femminile.
Fin dalla fine dell’Ottocento i porcaresi cercano di ottenere il distacco dal Comune di Capannori, di cui rappresentano la frazione più importante.
Dopo infruttuosi tentativi nel 1890 e nel 1904, la domanda viene formalizzata dall’onorevole Francesco Croce nel 1907; e l’obiettivo viene finalmente raggiunto il 22 giugno 1913.
Primo sindaco è l’avvocato Felice Orsi, già campione della battaglia per l’autonomia.
Viene quindi acquistata e ristrutturata Villa Stringari per farne la residenza comunale.
Anche la piazza viene rialzata nel 1919.
Nel 1920 Orsi lascia di fronte ai moti di piazza e gli succede Amerigo Andreotti.
Il Comune viene poi commissariato nell’aprile 1923 e affidato poco dopo al giovane studente Raffaello Grassini, che dal marzo 1927 sarà anche il primo podestà.
Muore il 30 gennaio 1936 mentre sta per imbarcarsi volontario per la guerra d’Africa; e viene sostituito da Dionisio Da Valle e poi, dal novembre 1939, da Raffaello Toschi.
Nel febbraio 1938 la piazza antistante viene intitolata a Guglielmo Marconi; e in luglio 1939 la via verso Capannori a Italo Balbo.
Dall’agosto 1939 il Palazzo ospita anche l’ambulatorio del medico condotto.
Il 4 settembre 1944, a Porcari liberata, il comandante partigiano Arcangelo Toschi tiene un discorso dal balcone del Municipio per scongiurare vendette e soprusi.
Nel dopoguerra il primo sindaco è Corrado Del Carlo, designato dai partigiani perchè conoscitore della lingua inglese, avendo vissuto a lungo in Sudafrica.
Il 27 ottobre 1945 viene poi nominato sindaco Giuseppe Arcangelo Fanucchi.
Il primo sindaco eletto è invece Umberto Giannini, insediato il 15 marzo 1946.
Tra i nuovi consiglieri siede anche Norma Lazzaroni, candidata del fronte social-comunista.
Tra i primi provvedimenti c’è l’intitolazione della piazza a Orsi e l’apposizione di una targa a lui dedicata sulla facciata del Municipio.
Alle elezioni del 1946 la Dc ottiene a Porcari il 46,5%, il Pri il 19,8, il Psiup il 14,9, il Pci solo il 11,8.
La Sala Consiliare del Comune è stata affrescata tra il 2002 e il 2004 da Paolo Maiani, con un ciclo che ricostruisce la storia di Porcari.
L’Istituto Cavanis è stata la più importante istituzione educativa di Porcari e una delle più importanti della Lucchesia.
Nelle sue aule, rinomate per il rigore dell’insegnamento, si è formata una intera classe dirigente, compresi i sindaci del dopoguerra.
La Congregazione delle Scuole di Carità o Istituto Cavanis è un Istituto religioso maschile, sorto a Venezia a inizio Ottocento e caratterizzato dall’impegno educativo.
All’inizio del secolo Cherubina Giometti, vedova di Anselmo Toschi, decide di donare le sua proprietà a un istituto religioso che provveda all’istruzione gratuita della gioventù maschile, come le Suore Dorotee già facevano per le ragazze.
Si rivolge quindi al prete don Antonio Marraccini, che tramite don Mario Del Caro entra in contatto coi Padri Cavanis.
Dopo un sopralluogo, questi deliberano l’apertura della sede di Porcari il 21 luglio 1919.
Il 6 ottobre giunge padre Vincenzo Rossi, seguito entro fine anno da altri tre confratelli.
Il 21 ottobre prende il via la scuola ginnasiale e tecnica, cui seguono il doposcuola e la scuola serale. Viene inoltre aperto un Collegio residenziale.
L’8 dicembre 1922 viene posata la prima pietra della chiesa del Collegio, che entra in funzione nel gennaio 1927.
Intanto padre Giovanni D’Ambrosi fonda nel 1921 una pia associazione femminile, che nel 1949 viene riconosciuta come Congregazione del Santo Nome.
Nel 1924 padre D’Ambrosi viene sostituito da Padre Mansueto Janeselli e poi da Padre Agostino Zamattio.
Intanto gli alunni aumentano di numero fino a superare i 200 e diventano un importante volano per l’economia locale.
Il Collegio si dota di un teatrino interno con cinema e di campi sportivi; nel 1937 arriva il telefono, nel 1938 la radio.
Nel dicembre 1943 il Collegio è occupato dai tedeschi, che vi installano un comando dell’aviazione con base a Tassignano.
I 50 ragazzi rimasti sono traferiti a Vicopelago.
Il 20 gennaio 1944, temendo un attacco aereo, il Collegio viene svuotato precauzionalmente, ma i partigiani riescono a scongiurare il bombardamento.
L’11 marzo cinque militari tedeschi restano coinvolti nell’incidente ferroviario della galleria dei Ceracci, tra Viareggio e Lucca. Tre di loro sono sepolti a Porcari.
Nell’ottobre 1944 i Padri Cavanis rientrano in Collegio e il 12 novembre riprendono le lezioni con 50 esterni e 30 convittori.
Alla vigilia di Natale arriva però la Croce Rossa inglese e impianta un ospedale militare a gestione indiana.
Gli alunni rientrano il 16 gennaio.
Il 27 maggio 1945 si svolge al Collegio una festa solenne di ringraziamento per la pace, presieduta dal rettore padre Vincenzo Severi.
Complessivamente nel corso di quasi un secolo l’Istituto ha avuto oltre 16.000 allievi. L’ultimo Padre Cavanis, padre Arcangelo Vendrame, ha lasciato Porcari nel 2020.
Oggi l’edificio storico è occupato in parte dall’ITCG Benedetti e per il resto da uffici del Comune, che comprendono anche la Biblioteca e l’auditorium dedicato a Vincenzo Da Massa Carrara, ex allievo Cavanis, poi sindaco di Porcari e presidente della locale Fondazione bancaria.
Porcari è un piccolo centro della Lucchesia a lungo caratterizzato dall’emigrazione, ma che nella seconda metà del Novecento, anche grazie alla posizione strategica e agli ottimi collegamenti, sviluppa una peculiare vocazione imprenditoriale.
galleria sotto il letto pensile dell’Arno, consentendo così alle acque del Lago di Sesto di trovare libero sfogo verso il mare.
Nello stesso anno delle bonifiche viene completata la ferrovia Lucca-Firenze. E nel 1881 i porcaresi finanziano in proprio un servizio di trasporti a piccola velocità con base presso la stazione.
Il 20 luglio 1907 viene avviato un sevizio tramviario da Monsummano a Lucca che transita a nord del paese.
Dalla stazione partono i 26 porcaresi che partecipano alla Guerra Italo-turca, e pochi anni dopo i duecento che combattono la Grande guerra, di cui 80 non fanno ritorno.
Contestualmente, con l’erezione a Comune autonomo, vengono unificati l’ufficio postale e quello del telegrafo; e nel 1916 prende avvio il mercato settimanale del venerdì.
Nel 1923 viene completata l’illuminazione elettrica e nel 1926 è installato nel Bar centrale un telefono pubblico. Con l’apertura dell’Istituto Cavanis viene inaugurato un servizio automobilistico per Montecatini; e poco dopo un altro per Fucecchio.
In quell’anno si registra anche l’immatricolazione della prima automobile, quella della famiglia Del Carlo.
Il 5 agosto 1933 viene inaugurata l’autostrada Firenze-Mare, avviata nel 1928, che ha un immediato impatto dal punto di vista commerciale.
Nel luglio 1935 partono dalla stazione i primi dodici volontari per la Guerra d’Etiopia, poi inseriti nel 86° Battaglione Camicie Nere.
Nel 1938 vengono concesse quattro licenze per il servizio pubblico di autonoleggio a rimessa.
Nel 1940 una nuova guerra: nuove partenze dalla stazione e nuovi morti (35 alla fine).
Mario Del Carlo combatte in Nord Africa, Arcangelo Toschi in Russia.
Nel maggio 1943 si registrano i primi bombardamenti su Livorno e in Lucchesia si accolgono gli sfollati: in luglio ne arrivano oltre 600 anche a Porcari.
Nel settembre 1944 i partigiani porcaresi si radunano alla stazione e vanno ad accogliere i liberatori americani.
La guerra lascia drammatiche conseguenze: al settembre 1945 risultano ancora distrutte una trentina di case e una decina di ponti.
La ricostruzione culmina alla fine degli anni Cinquanta quando il sindaco Vincenzo Da Massa Carrara, sfruttando i buoni collegamenti e la legge sulle aree depresse, promuove la prima industrializzazione di Porcari, che diventa uno dei più importanti centri cartari della zona.
La casa di Arcangelo Toschi nel quartiere il Poggetto è il centro dell’attività partigiana a Porcari. Da qui, attraverso una radio rudimentale, Toschi segue le trasmissioni alleate e comunica gli spostamenti dei tedeschi.
Il paese di Porcari si caratterizza per il Parco della Torretta sulla collina; e per la Chiesa di San Giusto a valle.
Sul percorso tra i due si situa il quartiere “Il Poggetto”.
Qui, nella casa paterna, si rifugia dopo l’8 settembre 1943 Arcangelo Toschi, facendone il centro dell’attività partigiana locale.
Toschi era nato nel 1915.
Aveva studiato al Cavanis e poi aveva intrapreso la professione di sarto.
Richiamato alle armi, aveva combattuto in Francia e in Russia. Aveva anche seguito un addestramento specifico in Germania.
Sorpreso dall’8 settembre a Torino, riesce a tornare a Porcari, ma deve nascondersi dai bandi di arruolamento della Rsi. In novembre decide quindi di raggiungere l’ex commilitone Bruno Stefani in Garfagnana.
A causa di una malattia in dicembre rientra a Porcari. Si reca allora a Lucca, dove incontra alcuni membri del Cln (il dottor Frediano Francesconi, l’avv. Giovanni Carignani e il prof. Augusto Mancini) che gli affidano la formazione di un gruppo partigiano.
Con l’aiuto del cognato, già schedato come antifascista, costituisce all’inizio del 1944 un gruppo di una cinquantina di elementi, divisi tra Centro, via Pacconi e Diaccio. Tra i membri della “Poggiocaro” vanno ricordati il vicecomandante Aladino Bianchi, che sarà guardia comunale; i capi squadra Corrado Della Nina, Dante Giannini, Aldo Visibelli; e Ugo Andreotti, poi vicesindaco. La dotazione consiste di 22 moschetti, una mitragliatrice, alcune bombe a mano.
Alla metà di aprile viene raggiunto dal responsabile militare del Cln di Lucca, Vannuccio Vanni, che gli chiede di passare all’azione. Comincia quindi una attività di sabotaggio e di spionaggio per gli alleati, tramite la signora Emma Zekanowski.
Riesce poi a confezionare un rudimentale apparato telegrafico col quale entra in contatto con Michele Fusco, operatore italo-americano, con cui scambia informazioni.
Proprio grazie a questo tramite risce a scongiurare il bombardamento del Collegio Cavanis; e a segnalare invece la presenza di depositi di armamenti in località Badia Pozzeveri e Montecarlo, che vengono fatti saltare il 15 luglio.
Il 3 settembre Toschi prende contatti con gli americani, incontrando finalmente Fusco di persona.
Il 4 i partigiani si radunano alla stazione e sfilano cantando fino a via Fossanuova, dove si uniscono agli americani. Insieme ritornano in paese, giungendo fino in piazza, dove sono accolti dai festeggiamenti della popolazione.
Tre giorni dopo vengono fatti arrivare anche quattro camion di cibo per residenti e sfollati. E vengono fornite armi ai partigiani per rastrellare il territorio circostante, in cui in effetti vengono trovati tre tedeschi.
Nel dopoguerra Toschi fonda la sezione Anpi di Porcari, da cui poi si allontana per l’eccessiva politicizzazione. Affetto da Tbc e colpito da diversi lutti, prosegue l’attività di sarto e anche quella di radioamatore. E’ molto attivo nell’associazionismo. Scompare nel 1994, lasciando un importante volume di memorie.
La “guerra totale” provoca vittime soprattutto tra i civili. Anche Porcari rimane coinvolta nella scia di sangue provocata dallo scontro tra Tedeschi e Alleati.
La prima vittima civile della guerra è Angela Ramacciotti, una bambina di 9 anni morta il 5 settembre 1942 in un incidente: nei pressi della “Croce del Medico” viene investita da un camion di Bersaglieri proveniente da Altopascio.
Il momento più drammatico è però l’inizio di settembre del 1944, quando Porcari si trova in pieno fronte: gli Americani bombardano, i Tedeschi in ritirata sfogano la loro frustrazione.
Il 2 muoiono per i bombardamenti (da sud quelli alleati, dalle Pizzorne quelli tedeschi) Raffaello Toschi di 72 anni e Arcangelo Del Carlo di 17. Stessa sorte subirà a Pescia il 12 il porcarese Giuseppe Benetti di anni 61.
Il giorno dopo si ha l’episodio più tragico: anche Porcari finisce nella scia di sangue prodotta in tutta la Lucchesia dai Tedeschi ormai sconfitti, che costa oltre 700 morti.
Il pozzo in località Angiolini segna il luogo dove il 3 settembre 1944 due tedeschi in ritirata fucilano Pietro Della Nina di 66 anni e feriscono il marito di sua figlia, Francesco Franceschini.
Secondo il racconto di Arcangelo Toschi si tratta di una rappresaglia per una aggressione, subita poco prima da parte di un fascista ubriaco che si voleva riabilitare agli occhi degli antifascisti.
Il giorno dopo gli Alleati arrivano a Porcari, dove i partigiani li accolgono festosamente. Gli ultimi spari si registrano l’8.
L’amministrazione comunale si fa carico delle spese per i funerali e la sepoltura dei civili morti. Rientrano in questa categoria anche Giuseppe Matteucci, assassinato dal fascista repubblicano Alfredo Del Barga; e l’operaio Felice Bertocchini, deceduto in seguito allo scoppio di una mina.
Anche grazie alla saggia gestione del comandante partigiano Arcangelo Toschi, a Porcari non si verificano rese dei conti. Vengono solo sospesi dal servizio l’addetta all’ufficio annonario e il cantoniere comunale, perché compromessi col fascismo.
Due donne vengono rapate in piazza e alcuni fascisti vengono impiegati come manovali senza paga, ma non si registrano vendette o rappresaglie cruente.